Thirty years a slave offline

è un'autobiografia notevole che racconta la vita di Louis Hughes nato schiavo

Louis Hughes è nato in Virginia, ma è stato venduto nel mercato degli schiavi di Richmond a un coltivatore di cotone e sua moglie che vivevano sul fiume Mississippi. Successivamente, ha viaggiato con loro nella loro nuova casa a Memphis, nel Tennessee, e ha trascorso del tempo durante la guerra civile in Alabama. Hughes ha fatto cinque tentativi di fuga, da solo e con sua moglie e gli amici, ma lui e sua moglie sono riusciti a trovare la libertà solo dopo l'emancipazione.

Alla fine, dopo essersi riunito con diversi membri della loro famiglia e aver cercato una fonte di sostentamento in varie città del sud, del Midwest e del Canada, si stabilì a Milwaukee, dove Hughes divenne infermiere, attingendo alle abilità che aveva sviluppato mentre curava le malattie dei suoi compagni schiavi.

È un racconto avvincente, a turno bruciante e compassionevole nei confronti della schiavitù, degli schiavi e dei proprietari di schiavi. Nessun lettore può rimanere impassibile mentre Hughes racconta dei suoi cinque tentativi di fuga, del dover restare impotente mentre guardava sua moglie frustata, della gioia di incontrare finalmente di nuovo il fratello che non vedeva da quando erano bambini in Virginia. Eppure scrive consapevolmente anche sull'economia della schiavitù e sugli affari quotidiani della piantagione, e sui rapporti delle case di vetro tra schiavi e padroni. Hughes morì a Milwaukee nel 1913.