Frankenstein

Ci sono romanzi che non hanno bisogno di presentazioni, storie che vanno oltre il mero carattere letterario per entrare a far parte della cultura popolare. È il caso di Frankenstein o del Prometeo moderno, l'immortale capolavoro di Shelley che detiene un doppio posto di privilegio: da un lato, fa parte del ristretto gruppo dei romanzi più importanti dello sfarzoso Ottocento; dall'altro presenta uno dei simboli più riconoscibili del terrore universale: la creatura o mostro creato dal dottor Frankenstein.

Ma Frankenstein è un romanzo horror, è un romanzo di fantascienza o è, invece, un romanzo storico? La risposta è complicata: è tutto questo e altro ancora. Facciamo un passo alla volta. Per molti, Frankenstein è una delle prime opere di fantascienza pubblicate. Tralasciando l'opera Somnium (1634) dell'astronomo Johannes Kepler (considerato da esperti in materia come Carl Sagan o Isaac Asimov come il primo racconto del genere), Frankenstein è nel 1818 l'inizio di quella che è nota come protoscienza narrativa, inaugurando un'era in cui si sarebbero poi distinti autori della statura di Jules Verne, Edgar Allan Poe o H.G. Wells. Siamo quindi di fronte a un genere che beve da miti e leggende, storie in cui il fantasy ha un grande peso e, nel caso specifico dell'opera di Shelley, in qualche modo influenzato dalla fase precedente dell'horror gotico.

È innegabile che Shelley imbeva il suo lavoro di un alone misterioso e talvolta terrificante, giocando un po' su due fronti tra il prettamente scientifico e speculativo (teorizzando su Galvanismo e bioelettricità), e il più classico horror di mostri, castelli e cose del genere. Da evidenziare il colpo di scena con la creatura, che pur essendo un essere abominevole agli occhi e alla moralità, mantiene buon cuore e giudizio, mostrando la sua natura bonariamente in linea di principio e il suo desiderio impossibile: solo essere un altro uomo.

Frankenstein è un'ode all'inquietudine umana, alla sua brama di conoscenza e di auto-miglioramento, al superamento dei propri limiti biologici e, perché no, al ruolo di Dio. Avverte, come spesso fa lo stesso Victor, dei pericoli del superamento di certi limiti, del tormento e del dolore che entrano nella vita di coloro che osano sconvolgere le sacre leggi naturali, sia per il creatore che per il creato. Il romanzo è impregnato di quella curiosità scientifica dell'epoca, ricordando che è stato scritto pochi decenni dopo l'emergere dell'Illuminismo, fenomeno culturale che ha dato tutto il risalto alla ragione e alla scienza, allontanandosi dai secoli "oscuri" del Medioevo in cui l'unica misura presa era il divino.

Il lavoro di Shelley è, come non potrebbe essere altrimenti, una vera figlia del suo tempo. Sia per queste preoccupazioni illuminate e scientifiche, sia perché è un romanzo che possiamo ben inserire nella corrente del romanticismo. È noto per la sua sensibilità malinconica, la passione con cui i personaggi principali cercano di inserirsi nel mondo, quel desiderio di essere liberi, di fuggire da un mondo feroce e cupo che contrasta con i loro cuori inquieti.

Frankenstein o il Prometeo moderno è un vero classico letterario per i suoi meriti. Per l'originalità della sua proposta, per affrontare temi capitali come il progresso, l'etica o l'accettazione di sé, il bene e il male, il pregiudizio, la vendetta... Un romanzo a tutto tondo cui di volta in volta rivolgersi.